Pagamenti Pos, il commerciante potrà rifiutare carte per scontrini fino a 60 euro 

Pagamenti Pos, il commerciante potrà rifiutare carte per scontrini fino a 60 euro 

L’obbligo di accettare i pagamenti digitali con carta e bancomat, senza incorrere in sanzioni, sale da 30 a 60 euro. E’ l’ultimo ritocco che spunta nella bozza della manovra circolata in questi giorni in una seconda versione non ancora definitiva. Tra una bozza e l’altra l’importo è di fatto raddoppiato e la norma è stata molto sfoltita, ponendo semplicemente la soglia dei 60 euro dove la legislazione vigente fissava l’obbligo di accettazione da parte di esercenti, artigiani e professionisti per qualsiasi importo. 

La legge sull’obbligo di accettare pagamenti elettronici risale al 2012. Nel dettaglio, la legge 179/2012. Questo obbligo è in vigore dal 2013 ma, fino allo scorso luglio, la sua violazione non era sanzionata.

E’ stata una misura del Governo Draghi (Dl 36/2022) a prevedere dal 30 giugno sanzioni pari a 30 euro per ogni transazione non accettata, aumentata del 4% del costo dell’operazione.  L’intento era quello di combattere l’evasione fiscale. Adesso la sanzione continuerà ad essere applicata solo per chi rifiuta i pagamenti con il Pos sopra i 60 euro.

Scompare anche lo stop di 180 giorni alle sanzioni finora arrivate ai commercianti per non aver rispettato l’obbligo: in attesa di definire le nuove regole c’era l’ipotesi di sospendere i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni, sospensione invece per ora saltata.

Altre misure prese in considerazione

La misura, destinata a favorire il piccolo commercio, si affianca alla stretta che arriverà invece sull’e-commerce. Per i soggetti passivi Iva che facilitano le vendite nei confronti di un cessionario non soggetto passivo sarà previsto l’obbligo di trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai fornitori e alle operazioni effettuate. In caso di mancata trasmissione si verrà considerati responsabili in solido per l’assorbimento dell’Iva. Le vendite per corrispondenza vengono inoltre eliminate da quelle per le quali l’emissione della fattura non è obbligatoria se non richiesta dal cliente. E sempre in tema di commercio, spunta anche l’ultima novità per mettere freno al fenomeno degli ‘apri e chiudì accusati da Giorgia Meloni di concorrenza sleale. Per la riapertura di una partita Iva ormai chiusa sarà infatti richiesta una fideiussione di 50mila euro. In dettaglio, l’articolo prevede che, di fronte a possibili illeciti, l’Agenzia delle entrate possa effettuare “specifiche analisi del rischio connesso al rilascio di nuove partite Iva, ad esito delle quali l’ufficio invita il contribuente a presentarsi in ufficio» per esibire la documentazione necessaria e per dimostrare, «sulla base di documentazione idonea, l’assenza dei profili di rischio individuati». In caso di mancata presentazione in ufficio del contribuente, «ovvero di esito negativo dei riscontri operati sui documenti eventualmente esibiti, l’ufficio emana provvedimento di cessazione della partita Iva». «La partita Iva – si conclude nel testo – può essere successivamente richiesta dal medesimo soggetto, solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50mila euro».

Interlocuzioni con l’Unione Europea

In una nota, Palazzo Chigi ha spiegato che sul tema sotto della quale gli esercenti non saranno più obbligati ad accettare le transazioni con carte di credito e debito senza incorrere in alcun tipo di sanzione sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea, dei cui esiti si terrà conto nel procedimento di stesura della legge di bilancio. 

Le divergenze di Bruxelles riguardano soprattutto la tracciabilità del contante, dal momento che questa misura si va a sommare all’innalzamento della soglia del suo utilizzo da mille a 5 mila euro, e la lotta all’evasione fiscale, che è anche uno dei capi sali del Pnrr: l’Iva ad esempio in Italia è la più evasa e per l’Italia ha un peso di circa 30 miliardi di euro. Senza una riforma compiuta verrebbe meno anche la relativa rata del Recovery. L’approccio italiano al contante va controcorrente rispetto alla volontà europea di spingere i pagamenti digitali. Lo stesso Paolo Gentiloni, commissario Ue agli affari economici, ha annunciato una «proposta legislativa in europea su questa materia entro un mese».

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